Breve storia di Milano

(foto by tsevis)




Il primo, piccolo insediamento all'origine della Città di Milano, pare risalga all'inizio del IV secolo a.C. e ne furono artefici i Galli Insubri. Il suo primo nome fu Mediolanum, termine che si è prestato a due interpretazioni diverse: "città fra i due fiumi" e "città al centro della pianura".

Questo insediamento andò incontro ad un rapido sviluppo soprattutto sotto la spinta della conquista romana avvenuta una prima volta nel 222 a.C. e ribadita una seconda nel 197 a.C.


Nel 292 d.C. raggiunse il suo massimo fulgore allorchè l'imperatore Massimiliano ne fece la capitale dell'Impero Romano d'Occidente, fortificandola e trasferendovisi con la sua corte.

Fu sede, nel 313, del celebre Editto di Costantino e, dal 370, dell'appassionata opera del vescovo Ambrogio.

Il declino della città è segnato dal susseguirsi delle orde barbariche: nel 401 i Visigoti di Alarico, nel 409 gli Ostrogoti di Teodorico, fino al saccheggio e alla devastazione della città avvenuta nel 539 ad opera dei Goti. Nel 569 venne occupata dai Longobardi di Alboino che ne segnarono la definitiva compromissione della sua supremazia in favore di Pavia.

Passarono Franchi e Carolingi.

Ma Milano si riprese più avanti grazie alle attività commerciali sempre mantenutesi fiorenti.

E' attribuita alla figura del vescovo Ariberto d'Intimiano (XI secolo) l'insistente azione politica e diplomatica capace di dare le basi alla rinascita della città.

Nel 1117, Milano si costituisce in Comune. La potenza economica della città continuò ad accrescersi assorbendo il contado e sostituendosi alle realtà feudali e sostenendo l'ambizione della costituzione a Stato Autonomo.

Ma Federico I Barbarossa, una volta riaffermato il proprio potere in Germania, decide di rafforzare nuovamente la sua egemonia nella penisola approfittando anche del malcontento dei Comuni vicini a loro volta indeboliti e minacciati dalla soverchiante potenza milanese. Nel 1162 Federico assediò Milano, la espugnò e la rase al suolo.

Ma Milano si risollevò in fretta e stavolta i comuni vicini si coalizzarono con essa in seguito al malcontento per l'attuale governo imperiale. Si formò cos' la Lega di Pontida, che, nella leggendaria Battaglia di Legnano del 1176, sconfisse le forze imperiali.


La definitva riaffermazione dell'autonomia comunale affrontò poi un periodo di conflitti interni. Ne approfittò L'arcivescovo Ottone Visconti nel 1277, dopo lotte sanguinose con le famiglie locali, offrendo la signoria milanese al nipote Matteo ed ai pronipoti Galeazzo I e Azzone.

Iniziò il periodo Visconteo che durò 130 anni, caratterizzato da sanguinose lotte interne di potere dovute al fatto che i Visconti consideravano Milano praticamente una proprietà personale. Gian Galeazzo, nel 1378, successe a Galeazzo e per imporre la propria egemonia si sbarazzò brutalmente dello zio Bernabò (che avrebbe dovuto cogovernare con lui) e dei suoi eredi.

Dopo la morte dei Gian Galeazzo nel 1395 si susseguì un periodo caratterizzato dalle rivalità fra gli eredi ed il potere effimero di altri personaggi fino al 1450 quando Ludovico Sforza divenne, acclamato dal popolo, principe della città. Grazie alla sua lungimiranza ed innate capacità, assicurò alla città un periodo di pace e benessere. Dopo di lui tornarono i problemi. Ludovico I il Moro fece uccidere il fratello Galeazzo Maria per assicurarsi il potere. Dal suo governo scaturì un eccezionale sviluppo urbanistico e un buon progresso economico, ma le sue mire espansionistiche portarono Milano a continue guerre ed al formarsi e disgregarsi di alleanze ed inimicizie. Tutto ciò finì per indebolire la città e destinandola, dopo la morte dell'ultimo Sforza, nelle mani degli spagnoli ed in particolare in quelle di Francesco II che affidò la città ad un governatore.

Fu un difficile periodo caratterizzato da ristagno economico, politico e da impoverimento dovuto anche all'eccessiva pressione fiscale e dall'oppressiva presenza dell'aristocrazia locale. Inoltre Milano dovette superare due pestilenze, una nel 1576, l'altra dal 1629 al 1633. Fu l'arcivescovado, nelle figure di San Carlo e Federico Borromeo, a salvare Milano, unitamente alla sua anima vitale e dinamica.

Nel 1737 vi fu una svolta decisiva. Al governo spagnolo subentrò quello austriaco. Da una parte esso, rivelandosi assolutista ed accentratore, dirottò su Vienna ogni attenzione, elevandola a centro vitale del regno, così che Milano si vide relegata al rango di città satellite e periferica. Dall'altra assicurò a tutta la Lombardia quelle riforme necessarie a modernizzarla aumentandone il tenore di vita e l'economia. Ma anche il prestigio milanese, grazie al traino di Vienna conquista una posizione importante in Europa a livello culturale. Parini, Beccaria e Manzoni troveranno nei circoli letterari milanesi l'ambiente ideale per esprimere la propria arte.

Tuttavia il giogo austriaco comincia ad essere avvertito dalle popolazioni lombarde come troppo oppressivo, soprattutto dopo i moti rivoluzionari susseguenti al diffondersi delle idee libertarie ed egualitarie che videro la formazione della Repubblica Cisalpina, e poi del Regno d'Italia (incoronazione a re di Napoleone il 26 maggio 1805), tra il 1796 e il 1815, ma seguite dalla restaurazione del dominio austriaco. I Milanesi affondarono un primo attacco, destinato a naufragare, all'egemonia austriaca nel 1848 con le Cinque Giornate anelando l'annessione al Regno di Sardegna (sconfitta di Carlo Alberto di Savoia).

Ma l'8 giugno 1859 si concretizzò il sagace impegno diplomatico di Cavour: L'entrata in Italia di Vittorio Emanuele II e Napoleone III. In tale occasione venne dichiarata la fine dominio austriaco sulla Lombardia ed il suo ingresso nel nuovo Stato Unitario.

Milano crebbe immediatamente in ogni settore diventando rapidamente la capitale economica e forse anche culturale d'Italia.

Milano fu il centro di rivendicazioni sociali e di nuove correnti di pensiero. Durante il fascismo si distinse per l'attività e l'organizzazione della sua resistenza, per le importanti personalità del mondo della politica e della cultura che vi agirono.

Durante la seconda guerra mondiale subì gravi devastazioni con distruzione totale di ampie aree della città. E durante l'occupazione tedesca, fino al giorno della Liberazione, il 25 aprile 1945, fu uno dei maggiori centri dell'eroica lotta partigiana.

Da allora è la realtà trainante di tutta l'Italia, dal punto di vista sia economico e culturale ed unico disperato appiglio all'Europa di una nazione che, dopo la breve resurrezione post-bellica, affronta, all'inizio del terzo millenio, una devastante involuzione culturale con la diffusione di nuove forme di analfabetismo, disgregazione delle infrastrutture e disinteresse sociale.


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